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Nel luglio 1999, in Etiopia, ci fu la seconda ondata di espulsioni di etiopi eritrei. Il Governo etiope pubblicò un comunicato che precisava che gli etiopi di origine eritrea, che si erano iscritti per partecipare al referendum del 1993 sull'indipendenza dell'Eritrea, avevano automaticamente preso la nazionalità eritrea. La Proclamazione del Referendum eritreo del maggio 1992 limitava la partecipazione "alle persone che avevano la cittadinanza eritrea", per cui chi si registrava per partecipare al referendum doveva provare la propria cittadinanza eritrea esibendo la carta di identificazione rilasciata dal Dipartimento degli Affari Interni.

Coloro i quali votarono al referendum non vennero però informati dalle autorità dell'Etiopia che la loro partecipazione al voto sarebbe stata considerata come una rinuncia alla cittadinanza etiope.

Le persone che erano state ritenute cittadini eritrei, non potendo essere anche contemporaneamente cittadini dell'Etiopia -la legge etiope non prevedeva la doppia nazionalità- persero dunque automaticamente la cittadinanza etiope. Nel giugno 1999, tutti coloro che avevano partecipato al referendum del 1993 furono costretti a registrarsi presso l'Autorità incaricata per gli affari concernenti la sicurezza, l'immigrazione e i rifugiati, al fine di ottenere il permesso di soggiorno. A questi soggetti, seppure cittadini etiopi a tutti gli effetti, fu tolta la cittadinanza, diventando così degli apolidi privi dei diritti politici e civili.